GREEN DESIGN: PROGETTARE LA SOSTENIBILITÀ NEL PRODOTTO E NELLO SPAZIO

Il tema dello sviluppo sostenibile è sempre più legato al mondo del design. E ai progetti di FIMA. Abbiamo chiesto cosa ne pensa a Davide Vercelli.

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Durata e risorse sono da sempre parole chiave quando si pensa allo sviluppo di prodotti ecosostenibili. Ma da sole non bastano a raccontare un modo di progettare che è sempre più una necessità e richiede una forte presa di coscienza da parte del mondo del design

Da un lato il progetto si amplia al ciclo di vita del prodotto, e riguarda ad esempio la scelta della materie prime, i processi produttivi, le risorse consumate o le successive possibilità di riuso e di riciclo. 

Dall’altro la progettazione degli spazi d’uso apre la scala dei pensieri progettuali. E coinvolge relazioni, percorsi e servizi.

Di fondo c’è la consapevolezza che il green design sia uno strumento fondamentale per contribuire allo sviluppo sostenibile, che integra la sfera ambientale con gli aspetti economici e sociali creando nuovi stili di vita ed esempi virtuosi a cui tendere.

Ne abbiamo parlato ampiamente con Davide Vercelli, che da 5 anni è Art Director in FIMA. E siamo partiti da una domanda scomoda per chi, come noi, lo conosce bene.

INTERVISTA A DAVIDE VERCELLI: TRA DESIGN E SCENARI ECOSOSTENIBILI

Ti definiresti un designer green?” chiediamo Davide Vercelli, ingegnere di formazione e talento innato per il design.

Lui risponde subito con un gran sorriso:

“Ho sempre avuto difficoltà con le definizioni: l’idea stessa del confine mi mette in uno stato d’ansia. Ma qui potrei risponderti che “si, sono un designer” nel senso che amo il progetto nel senso etimologico del termine: quello di projectare, gettare avanti.

Si projecta il proprio pensiero, le proprie convinzioni cercando di scardinarle ogni volta, con la cieca ambizione di pensare che gli oggetti e i servizi che offriamo siano perfettibili. In quest’ottica l’accezione di green perde un po’ il suo significato. Nel senso che non si può migliorare se non immaginando un mondo in cui “le cose” perdurino, siano circolari, non si consumino. Al giorno d’oggi questa è l’unica vera projezione che un designer può fare.” In un attimo siamo già arrivati al centro del nostro tema. Non solo green design, ma uno sguardo più ampio su un futuro sostenibile. Parliamo allora di sostenibilità. 

Sapete da dove arriva la parola sostenibilità?” incalza Davide.

“La parola sostenibilità ha un’interessante parallelo musicale. Chi suona il pianoforte impara a sostenere una nota, a prolungarla nel tempo, a non farla smorzare. Così la sostenibilità è una strategia per mantenere nel tempo i prodotti e farli perdurare.

La spinta consumistica  e le strategie commerciali aggressive hanno portato nei decenni scorsi allo sviluppo di prodotti più economici a discapito di affidabilità e resistenza.

Nelle sviluppo di un progetto Green il primo parametro su cui conformarsi è la gestione e l’utilizzo di risorse. Meno se ne utilizzano per costruirlo e per dismetterlo, meno ne consuma nella sua vita e meglio è. Non è tutto, ovviamente. Parliamo della durata: se per assurdo un’autovettura durasse all’infinito non avremmo riempito il mondo di rottami.

Un prodotto non dura per sempre, ma le aziende potrebbero pensare ad articoli che anziché essere rottamati possano essere “riparati”

Pensate ad una lavatrice la cui carrozzeria possa essere modificata per renderla consona a nuovi canoni estetici e dove motore, resistenza ed elettronica possano essere sostituiti con elementi più performanti:

– la lavatrice rimane la stessa, ma migliora nel tempo.

– il cliente non la possiede ma la affitta dall’azienda che ne cura gli upgrade tecnologici ed estetici.

Dovremo arrivare a ripensare i nostri modelli di business, forse quelli di vita.”

Immaginare le aziende non più produttrici ma fornitori di un servizio: uno slancio verso il futuro che apre infiniti scenari per la progettazione.

L’ESPERIENZA IN FIMA ATTRAVERSO PROCESSI E STRATEGIE GREEN

Quando gli chiediamo se le aziende sono pronte ad affrontare progetti green di più ampia portata, Davide Vercelli decide di basarsi sulla sua esperienza personale e ci racconta degli ultimi cinque anni in FIMA.

“FIMA si è preparata, strutturata affinché il suo impatto sull’ecosistema fosse il più basso possibile. Qui si progettano e si affrontano strategie che possono durare lustri. La progettazione di un prodotto più gentile nei confronti dell’ambiente non è che la ciliegina sulla torta.

E’ la struttura stessa dell’azienda che va indirizzata ad un utilizzo minimo delle risorse, a processi che siano circolari, all’utilizzo di materiali che provengano dal riciclo e siano essi stessi riciclabili.

L’uso dell’ottone per i rubinetti, di per sé, agevola questi principi. Ma abbiamo lavorato molto sui punti critici, per esempio sostituendo nei bagni galvanici i prodotti tradizionali con un nuovo ciclo chiuso, che utilizza tecnologie differenti e anticipa di anni le attuali tendenze legislative.” Il riferimento è a Fima Tech Chromium, di cui abbiamo già raccontato nel dettaglio anche qui in FIMA|diary.

“In azienda si sono promosse anche a livello di marketing nuove finiture che escludessero cromo e nichel – prosegue Davide – e si è lavorato per raggiungere l’autonomia energetica con un impianto fotovoltaico importante. Stiamo poi eliminando plastiche ed inchiostri nei processi di imballaggio e protezione dei prodotti, riducendo al contempo le quantità di cartone utilizzato.

L’idea è quella di un processo lineare e continuo che passa attraverso l’analisi di tutti gli aspetti della vita aziendale. Continuo perché quello che abbiamo migliorato oggi pensiamo sia ulteriormente migliorabile tra pochi anni.”

La conclusione è chiara: i progetti green possono nascere solo in contesti aziendali perfettamente coerenti con questa filosofia.  E FIMA cresce ogni giorno in questa direzione. 

SPAZI, PRODOTTI E SOGNI GREEN

E’ difficile anche per Davide Vercelli scegliere solo uno tra i suoi progetti che racchiuda più di altri i principi di ecosostenibilità che fino a qui ci ha raccontato. In termini concettuali non c’è nemmeno differenza tra spazi e prodotti. “Cambia la scala, cambiano i materiali, ma i criteri da mettere in campo sono quelli” ci ha spiegato. Siamo noi allora a suggerire un paio di esempio sui quali subito si trova d’accordo. 

 

Tra i prodotti proponiamo SWITCHl’innovativo sistema doccia presentato con Fima lo scorso anno.

Un progetto di scomposizione degli elementi che ragiona sulla distribuzione e sul controllo dell’acqua. Ed utilizza le più avanzate tecnologie per garantire il massimo confort ed il minimo consumo. Come ha raccontato lo stesso Davide nell’evento di presentazione della collezione (puoi rivederlo QUI).

Tra gli spazi riscopriamo “VERDEBAGNO”, un progetto sviluppato in collaborazione con la rivista IL BAGNO OGGI E DOMANI e in grado di coinvolgere aziende diverse per proporre uno spazio bagno interamente “abitato” da prodotti green. Un ottimo auspicio per il futuro.

 

E a proposito di futuro chiediamo ancora a Davide: “Un progetto green che sogni?”

“Un progetto molto ambizioso, che nella definizione di sogno calza a meraviglia, è la possibilità di coltivare alcune piante tintorie. Il guado (Isatis tinctoria), l’oro blu dei velluti rinascimentali e degli antichi arazzi, o l’Anthemis, “camomilla dei tintori” i cui fiori, delle margheritine completamente gialle, sono ricchissimi di pigmenti. La chimica industriale dall’inizio del secolo scorso ha pesantemente soppiantato tutte queste coltivazioni, ma l’idea di un prodotto naturale, gentile, sebbene più delicato e meno performante si sta di nuovo facendo strada nei produttori di tessuti. Il terreno nelle Marche ci sarebbe, il desiderio anche, in mezzo ci sono un po’ di altri progetti…. Lasciamo il sogno come una meta raggiungibile!”

Sembra un sogno perfetto, a proposito green design e sviluppo sostenibile.

>>GUARDA LA PRESENTAZIONE DI SWITCH a proposito di green design

>>LEGGI L’ARTICOLO SU VERDEBAGNO nel fascicolo Bagno Architettura della rivista Il Bagno

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